La Corte di Giustizia dell’Ue, con la sentenza del 16 settembre 2021, pronunciata nella causa C-341/20, ha statuito che l’Italia è venuta meno agli obblighi imposti dall’art. 14, par. 1, lettera c), della direttiva 2003/96/CE del 27 ottobre 2003, in quanto ha concesso il beneficio dell’esenzione dell’accisa ai carburanti utilizzati nei natanti da diporto privati in contratto di noleggio, senza prevedere il rifiuto esplicito di tale beneficio in caso di uso privato del natante da parte dell’utilizzatore finale.
Come noto, la norma unionale nega tale beneficio all’imbarcazione “usata dal suo proprietario o dalla persona fisica o giuridica autorizzata ad utilizzarla in virtù di un contratto di locazione o di qualsiasi altro titolo, per scopi non commerciali”.
La normativa italiana, tuttavia, concedeva il beneficio dell’esenzione dall’accisa in caso di noleggio, ritenendo quest’ultimo l’attività commerciale del noleggiante.
La Corte di Giustizia, con la sentenza in commento, ha specificato invece che, ai fini della concessione del beneficio, occorre verificare l’uso dell’imbarcazione fatto dall’utilizzatore finale.
E infatti, precisa la Corte, non è sufficiente che il noleggio configuri un’attività commerciale per il locatore/noleggiante: ciò che rileva è l’attività svolta dal locatario/noleggiatore.
Per tali ragioni, i giudici unionali hanno dichiarato la Repubblica Italiana inadempiente agli obblighi previsti dalla direttiva 2003/96/CE, sottolineando che quest’ultima mira a tassare i prodotti energetici in funzione della loro effettiva utilizzazione, e non ad istituire esenzioni di carattere generale.
Lo Studio UBFP rimane a disposizione per fornire specifici approfondimenti in merito ai temi qui brevemente trattati.
Riferimenti: Corte di Giustizia, 16 settembre 2021, C-341/20